4 Gennaio 1982. A Palermo viene assassinato l’imprenditore Piero Pisa, 56 anni bresciano, vittima del racket delle estorsioni.
Piero Pisa, imprenditore edile di 56 anni, aveva trasferito dal nord-Italia in Sicilia la sua attività. Era titolare di una grande impresa per la realizzazione di infrastrutture urbanistiche e stradali con interessi anche all’estero. La sua impresa aveva realizzato grandi opere nell’Arabia Saudita ed in Libia; a Palermo aveva costruito l’aerostazione di Punta Raisi.
Piero Pisa viene ammazzato a Palermo il 4 gennaio 1982, in via Marchese di Villa Bianca. Prima di ucciderlo gli fecero saltare in aria alcuni cantieri.
Articolo da La Stampa del 5 Gennaio 1982
Noto imprenditore ucciso a Palermo
PALERMO — Uno dei più noti imprenditori edili della Sicilia, l’ingegner Piero Pisa, 56 anni, è stato ucciso ieri sera, a colpi di pistola. Poco dopo le 20, il costruttore è uscito dal suo ufficio, in via Maggiore Galliano e stava salendo sulla sua «Mercedes» quando gli si è avvicinato un uomo che gli ha sparato numerosi colpi di pistola. Piero Pisa è deceduto all’istante. Pisa, titolare di numerose attività nel campo delle costruzioni e dell’edilizia industriale e prefabbricati, era particolarmente conosciuto e apprezzato negli ambienti imprenditoriali.
Articolo da La Stampa del 6 Gennaio 1982
Avvolto nel mistero il delitto di Palermo
L’imprenditore ucciso con 5 colpi
PALERMO — Gli investigatori stanno concentrando la loro attenzione sulla dinamica dell’uccisione dell’lng. Piero Pisa, 56 anni, amministratore della «Abc Bresciana Costruzioni», titolare di una serie di aziende, una delle quali specializzata nel settore della prefabbricazione. L’ing. Pisa è stato affrontato, lunedi sera, da un killer che gli ha sparato sette colpi di pistola alle spalle, colpendolo con cinque proiettili. Il delitto é avvenuto davanti togli uffici della «Abc». in via Maggiore Galliano, mentre la vittima si accingeva a mettersi al volante della sua «Mercedes».
Benché l’imprenditore, originario di Brescia, ma da tempo trapiantato a Palermo, avesse una complessità di affari nel settore dell’edilizia tali da poter far pensare ad un assassinio legato a grossi contasti di interessi, gli investigatori mostrano di avere alcune perplessità. Sono tre gli indizi sui quali gli uomini della «Sezione omicidi» hanno puntato la loro attenzione: l’arma usata (una Beretta calibro 7,05), il numero del colpi (l’intero caricatore) e la imprecisione della mira (due colpi sono andati a vuoto benché esplosi quasi a bruciapelo). Sono tutti indizi che porterebbero ad escludere la «esecuzione» secondo tradizionali schemi mafiosi. Un killer professionista non avrebbe, infatti, utilizzato un’arma automatica facilmente soggetta ad incepparsi a./r.
Articolo da La Repubblica del 2 Novembre 1990
GLI IMPRENDITORI UCCISI DALL’ 82
PALERMO L’uccisione dei due dirigenti delle acciaierie Megara di Catania, Alessandro Rovetta e Francesco Vecchio, ha allungato la macabra lista degli imprenditori siciliani assassinati in agguati mafiosi.
La prima vittima fu l’ ingegnere Piero Pisa, 56 anni, anche lui bresciano come Alessandro Rovetta, che aveva trasferito dal nord-Italia in Sicilia la sua attività. L’ingegnere Pisa, assassinato il 4 gennaio del 1982, era titolare di una grande impresa per la realizzazione di infrastrutture urbanistiche e stradali con interessi anche all’estero. La sua impresa aveva realizzato grandi opere nell’Arabia Saudita ed in Libia; a Palermo aveva costruito l’aerostazione di Punta Raisi.
Tre anni dopo la stessa sorte toccò all’ingegnere Roberto Parisi, 54 anni, titolare dell’Icem, la società che aveva in appalto l’illuminazione pubblica della città. Parisi era anche presidente della Palermo calcio. Venne assassinato da un commando di killer di cui faceva parte Pino Greco, detto Scarpuzzedda e Agostino Marino Mannoia, fratello del pentito Francesco. Insieme a Parisi venne assassinato anche il suo autista, Giuseppe Mangano di 48 anni. Entrambi furono trucidati mentre a bordo di una Fiat 132 da Partanna a Mondello si dirigevano verso gli uffici dell’Icem in città.
Quattro giorni dopo un altro imprenditore, Piero Patti, cadeva sotto il piombo dei sicari. Venne eliminato davanti agli occhi atterriti della figlia, Gaia di 6 anni, che l’ingegnere Patti aveva appena lasciato davanti la scuola. Patti era titolare di una grossa ditta di import ed export.
Tre anni dopo, il 13 maggio 1985 veniva ucciso l’imprenditore edile Francesco Paolo Semilia, 47 anni. Figlio di una dinastia di costruttori, Semilia venne ucciso all’interno di un cantiere edile nel quartiere Acquasanta.
L’11 dicembre del 1988 la mafia decretò l’eliminazione dell’ingegnere Luigi Ranieri, 58 anni, titolare della Sageco, un’impresa edile che aveva realizzato in Sicilia numerose opere pubbliche e private. L’ingegner Ranieri era entrato in un consorzio di imprese che aveva tra l’altro in appalto i lavori per la nuova aerostazione di Punta Raisi.
Di nessuno di questi delitti eccellenti sono stati mai scoperti né gli esecutori né i mandanti.
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E-male inviata al blog di Beppe Grillo dalla figlia Maria Luisa
“Salve Beppe,
mi commuovo all’idea: mio padre è stato assassinato il 4 gennaio del 1982 a Palermo, e ancora il suo assassino non ha un nome. Faceva l’ingegnere civile, aveva un’imprese a Palermo e a Brescia, dove era nato.
Molte volte, in precedenza, era stato nel mirino dalla mafia: bombe nei cantieri, crivellato di spari i muri ad altezza d’uomo negli uffici di una ditta di prefabbricazione pesante che aveva costruito a Carini, i carabinieri che venivano a casa a prendere i nastri delle registrazioni delle nostre telefonate.
Diciamo “normale”.
Voglio ricordarlo qui dal tuo blog: papà era un uomo onesto, leale, generoso, e amava terribilmente il suo lavoro; magari un po’ fascista ma non si possono avere solo qualità.
Lodava e insieme criticava ferocemente la Sicilia e i siciliani rimanendo sempre un po’ estraneo a quella terra ma facendosi amare e rispettare dai suoi, non pochi, amici.
Grazie, per avermi dato l’opportunità di parlarne.
Mi manca.
Cordiali saluti”
Fonte: archivio.unita.news
Articolo del 30 agosto 1991
In dieci anni assassinati undici imprenditori
PALERMO. Dieci anni di terrore per gli imprenditori. Richieste di tangenti, negozi e aziende fatti saltare in aria col tritolo. La mafia ha anche alzato il tiro. Dal 1982 i killer hanno ammazzalo, solo a Palermo, 11 industriali.
Piero Pisa, 56 anni, di Brescia, costruttore edile, viene ammazzato il 4 gennaio 1982, in via Marchese di Villa Bianca. Prima di ucciderlo gli fecero saltare in aria alcuni cantieri.
Roberto Parisi, 47 anni, vicepresidente degli industriali palermitani, cade sotto il piombo mafioso il 23 febbraio 1985. Era presidente della «Palermo Calcio» e titolare dell’«Icem», l’azienda che aveva ottenuto l’appalto dell’illuminazione pubblica in città.
Il 27 febbraio 1985 i sicari sparano a Pietro Patti, imprenditore, proprietario di un’azienda a Brancaccio. Si era rifiutato di pagare una tangente di 500 milioni.
Giovanni Carbone era titolare di una piccola impresa specializzata nella costruzione di blocchi di pomice. Tre killer lo massacrano, il 13 maggio 1986, dentro la sua fabbrica.
Nel gennaio del 1986 furono ammazzati i figli di due imprenditori: Paolo Bottone e Francesco Alfano. Seguivano gli affari delle aziende dei loro genitori.
Francesco Paolo Semilia cade crivellato dai proiettili il 13 maggio del 1986. Era uno dei più noti costruttori della città.
Giovanni Villafrati, imprenditore edile di Marineo, viene assassinato nel maggio 1986.
Donato Boscia, dirigente della «Ferrocementi», un’impresa che costruiva condotte idriche, lo ammazzano nel marzo 1988.
Il 14 dicembre 1988 le cosche ordinano l’omicidio di Luigi Ranieri. 60 anni, titolare della «Sageco». Aveva sfidato la mafia partecipando ad appalti truccati.
Nel gennaio dell’anno scorso, a Monreale, viene ucciso Vincenzo Miceli, che si occupava di manutenzione delle strade.
DFV.