13 febbraio 1947 Villabate (PA). Assassinato Vincenzo Sansone, Nunzio, sindacalista impegnato nella lotta per la riforma agraria
Il 13 febbraio 1947 muore a Villabate (PA) ucciso a colpi di lupara da parte di sicari mafiosi VINCENZO SANSONE (detto Nunzio) sindacalista, militante comunista e insegnante di lettere impegnato nella lotta per la riforma agraria. Aveva anche cercato di fondare una cooperativa agricola. Inoltre con la sua attività didattica voleva riscattare le masse operaie e contadine dalla loro miseria e dall’abiezione materiale e morale in cui esse vivevano nei latifondi. La sua intensa attività sindacale e culturale portò alla decisione di ucciderlo. Nella sua gioventù aveva tanto lottato contro la povertà, sopportando dure prove e umilianti privazioni. Egli conosceva, quindi, la triste indigenza degli ultimi. (Fonte: gruppolaico.it )
4. I “Fasci” a Villabate – L’omicidio del sindacalista Vincenzo Sansone – Il Separatismo e Salvatore Giuliano.
[…] Nei casi in cui la semplice intimidazione non sortiva il suo effetto, Cosa nostra non ha esitato a ricorrere all’omicidio. Nel periodo che copre l’arco temporale che va dal 1945 ai primi anni ’50, furono tante le case ed i comuni della Sicilia dove si piansero le morti ingiuste di sindacalisti uccisi dalla mafia. Anche a Villabate venne assassinato un nostro concittadino: Nunzio – “Vincenzo” – Sansone, che cadde sotto i colpi di lupara il 13 febbraio 1947. A narrare la sua storia, dimenticata da tutti, il sopracitato prof. Edoardo Salmeri (Il prof. Edoardo Salmeri era segretario della sezione del P.C.I. di Villabate) nelle sue Storie Villabatesi:
‹‹Povero Vincenzo Sansone! […] La sorte fu avara con lui. L’avevo conosciuto in una particolare circostanza, in occasione del passaggio del Duce per Villabate.
Quando la macchina dell’alto Capo del Fascismo si fermò per un istante sulla strada per ricevere dalle autorità del paese l’omaggio di un folto ramo di arance, egli, giovane studente, corse verso l’eminente personaggio per porgergli una lettera. Tosto l’aperta vettura si mise in moto e l’audace giovane corse dietro di essa, tendendo la mano. Fu trattenuto dalla forza pubblica, che non solo gli impedì di consegnare la lettera, ma cominciò a malmenarlo come un malfattore. Quindi, messegli le manette, lo trascinò verso la caserma, tempestandolo brutalmente di pugni e di calci […] Il fatto è che l’indomani l’infelice giovane, carico di catene, fu trasportato all’Ucciardone di Palermo […]
Anche Villabate ebbe il suo martire: Vincenzo Sansone, mio compagno di partito, fedele collaboratore, che aveva cercato di fondare una cooperativa agricola. La mafia del paese lo eliminò crudelmente, freddandolo a colpi di lupara all’uscita dall’abitato, mentre percorreva il tratto solitario che divide Villabate dal borgo di Portella di Mare. Lo uccisero nella sera, mentre rincasava, proprio come il padre del Pascoli. Ci eravamo appena separati […]
A duecento metri da casa mia c’era un gruppo di gente con la polizia, che piantonava il corpo dell’ucciso. Ricordai allora come la sera prima, appena rientrato, avevo sentito dei colpi di fucile. Non vi avevo dato importanza, credendo che fossero spari di cacciatore. Non avevo sospettato per nulla che in quel momento il mio povero amico e compagno fosse caduto sotto il piombo della mafia. Non immaginavo che quella sanguinaria associazione criminale sarebbe stata capace di commettere un tale efferato delitto.
A chi faceva male il povero Vincenzo Sansone, insegnante di lettere, che nella sua gioventù aveva tanto lottato contro la povertà, sopportando dure prove e umilianti privazioni? Egli che conosceva la triste indigenza, voleva riscattare le masse operaie e contadine dalla loro miseria, dall’abiezione materiale e morale in cui esse vivevano nel prolungato servaggio dei tempi, ma era stato stroncato dalla mafia, da quella cosiddetta ‹‹onorata società›› che si arrogava il vanto di interpretare gli ideali di giustizia dell’antica setta dei Beati Paoli, e invece salvaguardava gli interessi del baronato e degli agrari, degli sfruttatori, del lavoro umano. Ecco perché la mafia l’aveva ucciso››. […]
Fonte: rassegna.it
Articolo del 13 febbraio 2017
1911-1982: la Spoon River dei dirigenti sindacali uccisi
di Ilaria Romeo
(Responsabile Archivio storico Cgil nazionale)
Il 13 febbraio 1947 vengono assassinati Nunzio Sansone e Leonardo Salvia, impegnati nel movimento per la riforma agraria. Due omicidi efferati che si aggiungono alla lunga sequela di morti nelle file delle organizzazioni contadine per mano di Cosa Nostra
Il 13 febbraio 1947 la mafia uccide a Villabate, in provincia di Palermo, Nunzio Sansone, militante comunista impegnato nella lotta per la riforma agraria, fondatore e segretario della locale Camera del lavoro. Lo stesso giorno a Partinico, sempre in provincia di Palermo, viene ucciso Leonardo Salvia, anch’egli in prima fila nelle lotte per la distribuzione delle terre. Due omicidi efferati – due fra i tanti – che vanno ad aggiungersi all’ampio corollario di morti nell’ambito del movimento operaio e contadino per mano della criminalità organizzata.
Nel secondo dopoguerra, gli atti terroristici contro il movimento contadino e i suoi dirigenti cominciano il 16 settembre del 1944, con l’attentato a Girolamo Li Causi, segretario regionale del Pci, durante un comizio a Villalba, feudo di don Calò Vizzini, proseguendo negli anni seguenti con gli assalti alle Camere del lavoro, le intimidazioni e i pestaggi dei suoi dirigenti e con i primi omicidi.
L’elenco dei sindacalisti uccisi dalla mafia a cavallo tra il 1944 e il 1948 è davvero molto lungo. Lo riproduciamo – forzatamente incompleto – a seguire, allargando la forbice cronologica dall’inizio del secolo scorso agli anni ottanta, partendo da Lorenzo Panepinto, insegnate, figura emblematica del sindacalismo contadino in Sicilia, assassinato a Santo Stefano di Quisquinia (Agrigento) davanti casa propria il 16 maggio 1911, per arrivare a Pio La Torre, prima dirigente della Cgil siciliana (di cui nel 1959 diviene il segretario regionale), poi esponente di primo piano del Pci dell’isola e a livello nazionale, ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982.
Perché “fare memoria è un dovere – come diceva don Ciotti – che sentiamo di dover rendere a quanti sono stati uccisi per mano delle mafie, un impegno verso i familiari delle vittime, verso la società tutta, ma prima ancora verso le nostre coscienze di cittadini, di laici e di cristiani, di uomini e donne che vivono il proprio tempo senza rassegnazione”.
1911-1982: l’elenco dei sindacalisti uccisi dalla mafia
Lorenzo Panepinto, 16/05/1911. Insegnate, figura emblematica del sindacalismo contadino in Sicilia, assassinato a Santo Stefano di Quisquinia (Ag) davanti casa propria.
Bernardino Verro, 03/11/1915. Sindaco di Corleone (Pa), uno dei principali organizzatori del movimento contadino zonale.
Giovanni Zagara, 29/01/1919 Dirigente del movimento contadino e assessore comunale a Corleone (Pa).
Giuseppe Rumore, 22/09/1919. Sindacalista e organizzatore, insieme a Nicolò Alongi, dell’occupazione dei latifondi di Prizzi (Pa) da parte dei contadini.
Giuseppe Monticciolo, 27/10/1919. Presidente socialista della Lega per il miglioramento agricolo di Trapani.
Alfonso Canzio, 27/12/1919. Fondatore della locale Lega di miglioramento dei contadini di Barrafranca (En).
Nicolò Alongi, 29/02/1920. Dirigente del movimento contadino prizzese dai Fasci siciliani al biennio rosso.
Paolo Mirmina, 03/10/1920. Sindacalista molto attivo nell’ambito delle lotte dei contadini siciliani per la terra, assassinato dai sicari di Cosa Nostra a Noto (Sr).
Giovanni Orcel, 14/10/1920. Dirigente sindacale, segretario dei metalmeccanici di Palermo e figura politica di spicco, viene ucciso a Palermo da un sicario di Sisì Gristina, boss della mafia prizzese.
Vito Stassi, 28/04/1921. Dirigente socialista e presidente della Lega dei contadini di Piana dei Greci (Pa).
Antonio Scuderi, 16/02/1922. Consigliere comunale socialista e segretario della Società agricola cooperativa di Dattilo-Paceco (Tp).
Sebastiano Bonfiglio, 10/06/1922. Sindacalista e politico socialista, sindaco di Erice, allora Monte San Giuliano (Tp) per quasi due anni fino al suo omicidio.
Antonio Ciolino, 30/04/1924. Dirigente delle lotte contadine, ucciso dalla mafia di Piana dei Greci (oggi Piana degli Albanesi, Pa).
Andrea Raia, 05/08/1944. A Casteldaccia (Pa) si oppose alla mafia in nome dei diritti dei contadini.
Nunzio Passafiume, 07/06/1945. Sindacalista siciliano, impegnato nelle lotte di occupazione delle terre contro il potere mafioso.
Agostino D’Alessandro, 11/09/1945. Segretario della Camera del lavoro di Ficarazzi (Pa).
Giuseppe Scalia, 25/11/1945. Segretario della Camera del lavoro di Cattolica Eraclea (Ag).
Giuseppe Puntarello, 04/12/1945. Dirigente della Camera del lavoro di Ventimiglia di Sicilia (Pa).
Gaetano Guarino, 16/05/1946. Sindaco socialista di Favara (Ag), fondatore una cooperativa agricola.
Pino Camilleri, 28/06/1946. Sindaco socialista di Naro (Ag), organizzatore delle lotte contadine.
Girolamo Scaccia e Giovanni Castiglione, 22/09/1946. Contadini, restano uccisi ad Alia (Pa) a seguito di un attentato alla Camera del lavoro.
Giovanni Severino, 25/11/1946. Segretario della Camera del lavoro di Jappolo Giancaxio (Ag).
Filippo Forno, 29/11/1946. Contadino e sindacalista di Comitini (Ag).
Nicolò Azoti, 23/12/1946. Segretario della Camera del lavoro di Baucina (Pa).
Accursio Miraglia, 04/01/1947. Segretario della Camera del lavoro di Sciacca (Ag).
Pietro Macchiarella, 17/01/1947. Militante del Partito comunista, impegnato nelle lotte contadine.
Nunzio Sansone, 13/02/1947. Militante comunista, impegnato nella lotta per la riforma agraria, ucciso il 13 febbraio 1947 a Villabate, in provincia di Palermo. Lo stesso giorno a Partinico (Pa) viene ucciso Leonardo Salvia, anch’egli impegnato nelle lotte contadine.
Michelangelo Salvia, 09/05/1947. Dirigente della Camera del lavoro di Partinico (Pa).
Giuseppe Casarrubea, 22/06/1947. Militante sindacale, ucciso assieme a Vincenzo Lojacono nell’attacco alla sede della Camera del lavoro di Partinico, sede anche del Partito comunista italiano, sezione “Antonio Gramsci”.
Giuseppe Maniaci, 25/10/1947. Segretario della Confederterra di Terrasini (Pa).
Vito Pipitone, 08/11/1947. Dirigente delle cooperative dei contadini riunite nella Confederterra di Marsala (Tp).
Epifanio Li Puma, 02/03/1948. Dirigente del movimento contadino per l’occupazione delle terre incolte.
Placido Rizzotto, 10/03/1948. Segretario della Camera del lavoro di Corleone (Pa).
Calogero Cangelosi, 01/04/1948. Segretario della Camera del lavoro di Camporeale (Pa).
Donato Leuzzi, 28/01/1950. Segretario Camera del lavoro di Salice Salentino (Lecce).
Filippo Intili, 07/08/1952. Dirigente della Camera del lavoro di Caccamo (Pa), contadino.
Salvatore Carnevale, 16/05/1955. Bracciante e sindacalista socialista di Sciara (Pa).
Giuseppe Spagnolo, 13/08/1955. Segretario della Camera del lavoro di Cattolica Eraclea (Ag).
Vincenzo Di Salvo, 18/03/1958. Dirigente sindacale, alla guida degli edili.
Paolo Bongiorno, 27/09/1960. Segretario della Camera del lavoro di Lucca Sicula (Ag).
Giuseppe Marchesi, 18/02/1962. Bigliettaio in un’azienda di trasporti ad Alcamo (Tp), sindacalista.
Carmelo Battaglia, 24/03/1966. Dirigente sindacale e assessore al Patrimonio nella giunta di sinistra del Comune di Tusa (Me).
Agostino Aiello, 24/12/1976. Segretario negli anni cinquanta della Camera del lavoro di Bagheria (Pa).
Antonio Esposito Ferraioli, 30/08/1978. Sindacalista, cuoco alla Fatme di Pagani (Salerno).
Pio La Torre, 30/04/1982. Sin da giovane si impegna nella lotta a favore dei braccianti, prima nella Confederterra e poi nella Cgil (come segretario regionale della Sicilia) e, infine, aderendo al Partito comunista italiano.
Fonte: rassegna.it
Articolo del 12 febbraio 2019
Palermo, le vie dei diritti: una strada intitolata a Vincenzo Sansone
Segretario della Camera del lavoro di Villabate, fu freddato il 13 febbraio del 1947
Domani, 13 febbraio, alle ore 9 sarà intitolata l’ex via della Lontra, nel quartiere Bonagia, a Vincenzo “Nunzio” Sansone, segretario della Camera del lavoro di Villabate, ucciso il 13 febbraio del 1947. Alla cerimonia prenderanno la parola il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il segretario generale della Cgil Palermo Enzo Campo, il sindaco di Villabate Vincenzo Oliveri, già presidente della Corte d’Appello di Palermo, e uno dei familiari. Saranno presenti la nipote Giuseppina Sansone e i pronipoti Enzo Sansone e Nino Castello. Quella intestata a Sansone è la quinta delle vie dei diritti dedicate a sindacalisti e protagonisti delle battaglie del movimento contadino uccisi dalla mafia.
“Sarà l’occasione per far conoscere a tutti un pezzo della nostra storia sindacale e dare pieno riconoscimento alla memoria di un uomo coraggioso, caduto nella lotta per l’affermazione dei diritti dei braccianti poveri del suo paese. Un’attività che dava grande fastidio alla mafia e alla deteriore classe politica del paese – dice il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo –. Nel periodo che va dal 1945 ai primi anni 50 furono tanti i comuni della Sicilia dove si piansero le morti ingiuste di sindacalisti uccisi dalla mafia. A Villabate venne assassinato il nostro responsabile della Camera del lavoro Sansone a colpi di lupara. Una storia che va assolutamente raccontata. Il nostro intento è condividere con la collettività l’eredità lasciata da quel movimento di braccianti e operaio che subì gravi perdite lottando a mani nude contro il blocco sociale agrario e mafioso di quegli anni, che avanzava contro i contadini alla conquista delle terre”.
“Vincenzo Sansone – dichiara Dino Paternostro, responsabile Legalità e memoria Cgil Palermo – è stata una straordinaria figura di sindacalista dei poveri, dei senza-diritto, che nel secondo dopoguerra si è battuto per dare dignità ai tanti lavoratori a cui i padroni degli agrumeti della fascia costiera e i mafiosi loro complici la negavano. Oggi Sansone torna ad essere, insieme agli altri dirigenti sindacali assassinati dalla mafia, un punto di riferimento ideale per la lotta per i diritti e per la giustizia sociale”.
Chi è Vincenzo Sansone
Vincenzo “Nunzio” Sansone, segretario della Camera del lavoro di Villabate fu freddato a colpi di lupara dalla mafia mentre percorreva il tratto tra Villabate e il borgo di Portella di Mare. Era il 13 febbraio del 1947. Insegnante di lettere, sempre vicino agli ultimi per aver conosciuto in gioventù la fatica e gli stenti, voleva riscattare le masse operaie e contadine dalla loro miseria. Militante comunista impegnato nella lotta per la riforma agraria, fondatore e segretario della locale Camera del lavoro, organizzava i lavoratori della campagna per la raccolta dei mandarini. Aveva provato a fondare una delle prime cooperative agricole. Alla mafia, abituata ai modi ossequiosi della gente di campagna, dava un grande fastidio il successo che Sansone riscuoteva tra la gente.
Una delle ipotesi fu che avesse pestato i piedi a qualche proprietario terriero. La Camera del lavoro di Villabate presto diventò il luogo di riferimento dove la gente poteva trovare una risposta ai propri bisogni. In quegli anni di guerre, coi bambini che camminavano scalzi per strada, Sansone chiese con una lettera gli aiuti del Piano Marshall, viveri, vestiario e soldi per i familiari dei morti in guerra. Quando arrivarono i vagoni carichi di beni, quelli che comandavano in paese pretesero di impossessarsi della roba. Sansone, che lottava solo e sempre per il bene degli altri, fu minacciato e allontanato. Vincenzo Sansone aveva un solo completo, che indossava in estate e in inverno. Quando si consumò, coprì lo strappo con uno scialle. E andava coperto con lo scialle della nonna. Ha dedicato la sua vita ai poveri e agli orfani.
Fonte: cittanuove-corleone.net
Articolo del 14 febbraio 2019
Vie dei diritti, intitolata dall’amministrazione comunale e dalla Cgil una strada a Vincenzo Nunzio Sansone.
Il segretario della Camera del Lavoro di Villabate è stato ucciso il 13 febbraio del 1947. Era il “sindacalista dei poveri”.
Palermo 13 febbraio 2019 – Da oggi a Palermo, nel quartiere Bonagia, esiste Largo Vincenzo Sansone (al posto di Largo della Lontra), un piazzale dedicato al segretario della Camera del Lavoro di Villabate ucciso il 13 febbraio del 1947. Vincenzo Nunzio Sansone, sindacalista della gente povera, aveva 37 anni quando venne ucciso, a colpi di lupara.
Continua il percorso delle “vie dei diritti” portato avanti della Cgil e dell’amministrazione comunale, l’intitolazione di 19 strade di Palermo, tutte all’interno dello stesso quartiere, dedicate ai sindacalisti uccisi dalla mafia. Alla cerimonia sono intervenuti il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, la nipote Giuseppina Sansone, il sindaco di Villabate Vincenzo Oliveri e e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
“Sansone difendeva i braccianti dal controllo e dallo sfruttamento dei padroni, dalla pratica dei bassi salari e da chi approfittava della gente povera – ha detto il segretario generale della Cgil Palermo Enzo Campo – L’abbiamo ricordato per la prima volta tre anni fa a Villabate, dopo 69 anni dalla morte, e di questo abbiamo chiesto scusa alla famiglia. Sansone, come tutti colore che hanno lottato per la libertà e per il lavoro, alla testa di quel movimento contadino e sindacale al quale partecipavano migliaia di braccianti, è stato un costruttore della nostra Costituzione. In più Sansone, che era un insegnante di Lettere, ha messo la sua cultura a disposizione del popolo, con la formazione di una delle prime cooperative agricole che ha fatto sì che i lavoratori non venissero sfruttati. Oggi il suo ricordo e la memoria che onoriamo sono importanti per le lotte future”.
“Mio zio fu l’unico in paese, con la gente che camminava scalza, ad avere chiesto gli aiuti del piano Marshall. Stava arrivando a Villabate una vettura carica di viveri e vestiario ma i mafiosi si opposero e per questo l’hanno ucciso, cinque giorni prima che festeggiasse i suoi 38 anni – ha ricordato l’unica nipote di Sansone, Giuseppina Sansone – Era giovanissimo e per sua madre fu un enorme dolore. Sansone fu minacciato e allontanato. Lui che era un profondo altruista, aveva solo un paio di pantaloni e andava in giro con i pantaloni bucati indosso. E’ morto da martire, ha dato la sua vita e la sua gioventù per il bene degli altri, non per il suo tornaconto. Dopo 70 anni il dolore è ancora vivo”.
“Siamo grati alla Cgil e al Comune che hanno voluto ricordare a Palermo un uomo nato a Villabate, e per metà di Misilmeri, che da oggi è cittadino palermitano – ha detto il sindaco di Villabate Vincenzo Oliveri – Sansone è stato un uomo che ha dato la vita per una grande causa, il suo è stato un atto d’amore per la gente bisognosa. Presto anche a Misilmeri intitoleremo una strada in suo onore”.
“Continua – ha dichiarato il sindaco Leoluca Orlando l’operazione memoria di quanti, Siciliani, partigiani, hanno combattuto per la libertà, la democrazia e per la nuova Costituzione. Una terra di frontiera, come certamente era la campagna tra, Villabate, Misilmeri e Palermo, dove la mafia agricola confermava il suo dominio, pronto a diventare speculazione edilizia e mani sulle città. Vincenzo Nunzio Sansone era un uomo dalla grande integrità personale, un insegnante che si occupava degli analfabeti e che pensava agli abiti per tutti i poveri che non potevano permettersi alcun abito e che ostinatamente indossava sempre lo stesso abito, per mandare un segnale di straordinario collegamento tra una visione di eguaglianza e la vita quotidiana”.
Fonte: mafie.blogautore.repubblica.it
Articolo del 15 maggio 2019
Quei sindacalisti nemici della mafia
di Silvia Giovanniello
Il Secondo Dopoguerra, in Italia, è stato il momento della difficile ricostruzione di un tessuto sociale, oltre che economico, lacerato da un conflitto armato e da venti anni di dittatura. Dopo aver combattuto contro il fascismo, la fame e la morte, i civili si sono ritrovati a contrastare un nemico altrettanto feroce e sicuramente più subdolo: la mafia.
Senza ancora il riconoscimento di una legge che prevedesse il reato di associazionismo mafioso – e neppure si voleva capire bene cosa fosse la “mafia” – i lavoratori hanno combattuto la criminalità organizzata solo con le proprie forze, pagando spesso con la vita il loro impegno per cambiare la società.
Solo in Sicilia si contano almeno 60 vittime di mafia tra i sindacalisti, bersaglio facile per la criminalità organizzata in un contesto assai arretrato fino agli anni Cinquanta. Prima ancora della conclusione del conflitto mondiale, però, si ipotizzava quella che sarebbe diventata qualche anno dopo la famosa “legge Gullo”, dal nome dell’allora Ministro dell’agricoltura del governo Badoglio, che avrebbe concesso sulla carta ai contadini riuniti in cooperative le terre incolte o mal coltivate degli agrari. Un provvedimento che, se per i contadini poveri e senza terre rappresentava quasi una rivoluzione, risultava certamente scomodo per i grandi proprietari terrieri, che vedevano così minati i propri possedimenti. Le cooperative contadine avviavano così le procedure per ottenere fondi incolti o mal coltivati, che restavano però prive di risposta dalle Commissioni preposte a esaminare le richieste.
Il padronato agrario, fascista e mafioso, non si limitava a negare i diritti dei contadini ostacolando il processo di acquisizione dei terreni; il 13 febbraio 1947 furono due i sindacalisti a cadere sotto i colpi della criminalità organizzata.
Vincenzo Sansone, da tutti conosciuti come Nunzio, insegnante di Lettere e militante comunista, era il fondatore e segretario della Camera del Lavoro di Villabate, in provincia di Palermo. Impegnato nella lotta per la riforma agraria, nel tentativo di riscattare i braccianti dalla miseria, con la sua attività riscuoteva consenso tra le masse: un affronto che la mafia non poteva certo tollerare. Il 13 febbraio 1947 Nunzio viene ucciso a colpi di fucile nella sua città, per aver “pestato i piedi” a qualche proprietario terriero.
Lo stesso giorno, a Partinico, sempre nel palermitano, un’altra vittima si aggiunge al lungo elenco dei sindacalisti uccisi dalla mafia. Leonardo Salvia, come Nunzio, combatteva in prima fila per i diritti dei contadini e si batteva attivamente per la redistribuzione delle terre. Come Sansone, un personaggio scomodo, e perciò eliminato da una criminalità organizzata che voleva salvaguardare gli interessi del baronato agrario.
Sansone e Salvia, come molti altri prima e dopo di loro, erano lavoratori “che non si facevano i fatti propri”, che hanno pagato un prezzo troppo alto per la loro onestà e il loro coraggio. Eppure, proprio al sacrificio di questi uomini si devono conquiste importanti, come la scomparsa del latifondo, un contributo fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata che molti decenni dopo ha portato alla legge sul sequestro delle ricchezze mafiose.
Quelle di Nunzio Sansone, di Leonardo Salvia e di tutti gli altri sindacalisti uccisi dalla mafia nel tentativo di cambiare la società sono storie troppo spesso dimenticate, rimaste sepolte negli archivi giudiziari o perdute nel proseguo del tempo, senza il giusto riconoscimento.
Leggere anche:
mafie.blogautore.repubblica.it
Articolo del 20 dicembre 2020
Sansone, che dava fastidio ai mafiosi
di Dino Paternostro
collettiva.it
Articolo del 13 febbraio 2021
Nunzio Sansone e Leonardo Salvia, uccisi dalla mafia perché difendevano il lavoro
Il 13 febbraio 1947 in Sicilia la mafia colpisce ancora il sindacato. È passato poco più di un mese dalla morte di Accursio Miraglia. A pagare con la vita il loro impegno politico e sociale sono il segretario della Cgil di Villabate e il sindacalista di Patrinico.